Quante volte abbiamo avuto quel cosiddetto “sesto senso” su quella persona, su quella situazione o su quella scelta. Sapevamo benissimo che non era la cosa giusta da fare, ma la nostra mente era già lì pronta a pianificare i 10 anni successivi. Perché il pensiero è fatto per calcolare, le cose sulla base di certezze. L’ignoto non fa parte della contemplazione naturale del pensiero; Bensì deve essere educato ad accettarlo, a lavorarlo.
L’ignoto deriva da una sensazione interiore, che ha una radice al di là della conoscenza. In psicologia è definito inconscio, nella spiritualità – intesa come connessione a prescindere dalle religioni – è chiamata anima. Questa natura ignota, la possiamo imparare a vivere ed a conoscere attraverso la consapevolezza di riconoscerla.
Identificarla? No, bensì osservare. Osserva le tue sensazioni ed i tuoi stati d’animo, e chiediti cosa in particolare li suscita. Ad esempio ti svegli e sorridi perché senti un buon profumo che viene dalla cucina: quel profumo riconosci che è il caffè appena fatto. Sai che il caffè ti suscita buone emozioni e ti regala un ottimo stato d’animo.
Esempio semplice, ma immagina di rendere trasversale questa capacità di porre l’attenzione sulle cose per te importanti, non pensi che la qualità della tua vita migliorerebbe?

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