Agendo con impazienza, noi attraiamo quello che temiamo

La perseveranza è utile, se è uno stato mentale – e non una vera ossessione da consumarsi nella quotidianità agendo con fretta e superficialità. Sono due concetti che non vanno confusi, perché l’impazienza non da spazio al suo complementare: La pazienza.

Pazientare non significa attendere con le mani in mano, in attesa che l’universo o Dio vi dia ciò che chiedete; Bensì è una sorta di percorso che interpone il vostro stato attuale con quello che desiderate. Uno stato che presuppone un percorso per arrivarci, un lavoro fatto di fatica ed ascolto interiore. La fretta invece, porta a non dare il peso che meritano certe parole, persone o situazioni che si susseguono; Superficialmente con l’idea di arrivare al proprio obbiettivo, anche prima del tempo, s’insatura un meccanismo di risposta automatica agli eventi esterni inconsapevole. La mente che subentra in questo stato, inizia a scartare molte più informazioni ricevute rispetto il solito – sia esterne che interne. Molte volte per colpa di questa condizione mentale, si creano stati interiori in disequilibrio; Nascono ansie, preoccupazioni, semplici raffreddori, fastidi allo stomaco. E’ il nostro corpo che inizia a dirci “Ehi, mi senti?”.

A volte ci costa orgoglio, altre semplicemente un ammissione a noi stessi di quello che sentiamo veramente in relazione agli obbiettivi, ad una persona o ad un lavoro. Non significa sempre perdere qualcosa anzi, le visioni che si proiettano quando le cose sono diverse dalle aspettative sono sempre catastrofiche (la nostra mente è assai creativa), ma in realtà significa crescere apprendendo nuove cose su noi stessi. Il sano dialogo poi sarà il mezzo per portare nel mondo ciò che sentite.

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