L’ASSERTIVITA’

Più dai e più avrai oppure più dai e meno avrai? Bel dilemma, ma nessuno è corretto.

Dare tutto se stessi per ciò che si crede (lavoro, relazione, volontariato..) se non si ha una buna dose di autostima è facile cadere preda del volere altrui. Specialmente se veniamo da una famiglia in cui eravamo solitamente soggetti ai sensi di colpa. In caso conosceremo molto bene l’aggressività e l’aggressività passiva, che sono concetti all’opposto dell’essere assertivi.

Per aggressività s’intendono quei soggetti che per natura hanno un modo di esprimere in cui per abitudine violano lo spazio altrui; mediamente si manifesta con abusi verbali e psicologici. E’ stato dimostrato che in età adulta questa voce rimane interiormente dentro il soggetto che ha subito queste situazioni. Per aggressività passiva invece s’intende un soggetto che vive le relazioni mediante sarcasmo o omissione di reali necessità, in modo da nascondere i bisogni per paura di allontanare chi hanno davanti, in attesa che qualcuno possa aiutarlo. Questi soggetti tendono a vivere in solitudine e chi entra in contatto con loro percepirà come un muro di gomma nell’interloquire con loro. In ogni caso, è necessario prendersi la responsabilità di questi stati d’animo, perché si possono cambiare. Uno strumento utile è l’assertività, e può essere allenata.

L’assertività consiste in una reale conversazione prima di tutto con se stessi, attraverso l’ascolto del sistema simpatico. Ascoltare prima di tutto quello che ci comunica il corpo, è un reale modo di comprendere se stessi. Una volta compreso cosa ci suscita una determinata cosa, situazione, persona, possiamo intelligentemente esporla. E’ del tutto naturale percepire questo come rischio. Ma assumersi la responsabilità di ciò che proviamo ci permetterà di essere fedeli a noi stessi, e di conseguenza ogni persona che rimane o se ne và sarà sicuramente perché noi siamo ciò che siamo. La buona notizia, è che tutto questo consentirà di costruire o consolidare dei rapporti autentici.

Ascoltarsi è il primo atto d’amore per se stessi, per conoscere ogni nostro stato d’animo: cosa ci suscita gioia, felicità, ma anche paura, timore, rabbia. Soprattutto per quelle emozioni più “ingombranti” dire di ascoltarle e basta non è sufficiente. Educare la mente a sani pensieri, positivi, comporta anche trasformare questi sentimenti in neutrali. Come più volte ho spiegato, la consapevolezza è il primo passo per conoscerci.

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