Cosa significa tradire? Bisogna rispondere in molteplici modi, perché la realtà oggettiva, porta con se milioni di interpretazioni.
Prima di tutto c’è un prima e un dopo. Un prima della visualizzazione del fatto nella coppia ovvero quando si ha solo quella sensazione, e magari anche la conferma del fatto, e un dopo, ovvero quando la realtà viene portata alla luce. Nell’immaginario quando si arriva a scoprire un tradimento in realtà dentro di noi, vediamo un tavolo con un unico vaso sopra e dietro di esso un pugnale, nero con una lama che percepisci quanto sia tagliente anche solo a intravederla, che in realtà non riesce ben nascondersi e allora la guardi. La fissi in attesa che scompaia, convincendoti che può svanire, come è comparsa: all’improvviso.
Passano i giorni, e quella lama è li. Intelligentemente si prova ad affrontare i problemi, cercando di risolverli, ma in realtà si deve essere in due a risolvere utilizzando metodi di lavoro che siano similari. Si, perché non basta l’intenzione.
Quando entri in sofferenza per la non accettazione della realtà, è già un arma distruggente, perché inizia a logorarti da dentro, fino a quando senti che inizia a spegnerti, la tua anima trema da dentro. Tutta questa irrequietezza crea disagi, che non fa che alimentare il tradimento stesso.
Quando si vive questa situazione non è semplice nulla. Allora cerchi di muovere le cose, per cambiare la realtà. Ognuno le muoverà a modo suo per riuscire a ottenere il risultato sperato.
Il Dialogo è il primo strumento, ma quando ci sono delle enormi crisi, serve molta maturità e lungimiranza nell’affrontare gli argomenti. Maturità significa ascoltare ogni cosa intorno a noi e dentro di noi: Il partner, le parole, la voce, le sensazioni, il clima, il modo di dialogare e i contenuti stessi.
Se le cose non cambiano o non ci si guarda negli occhi e si parla a cuore aperto, i fatti vengono fuori come quando si apre un vaso di pandora. Perché la verità prima o poi viene sempre fuori. In molti casi, quando il tradito si stanca di trovare soluzioni, si arma di coraggio e decide di prendere quella lama, tira fuori la verità dei fatti e sceglie di trafiggersi il corpo.
In questo frangente si può dire che il rapporto diventa delicato come un vaso di cristallo. Una parola di troppo, un pensiero troppo diretto, un dialogo alimentato dal dolore, posso creare danni irreparabili.
Semplice da pensare e immaginare “come farei se”. In quel momento crolla ogni immagine di se stessi, la cosiddetta figura dell’ego.
Si parla di Lutto emotivo. Quando si affrontano grandi dolori, dapprima si crea una sorta di distaccamento dalla realtà, e quasi ti senti un vincente ad aver preso così sportivamente la cosa. Poi inizi ad entrare in un tunnel. Inevitabile.
Una volta entrato sei piegato in due dal dolore, e vedi l’altro che sta lì in piedi senza capire perché rimani piegato. E tu provi a spiegarlo ma non riesci a farti capire. E’ un dolore cosi grande, che fai fatica a parlare.
Non serve un gran coraggio per vincere questo tunnel, serve solo iniziare ad accettare ciò che è successo. E’ importante iniziare a camminare, anche se piegato in due. Il dialogo con le altre persone aiuta per il conforto, ed è utilissimo per condividere quel dolore, ma i consigli, spesso non richiesti, non aiutano a risolvere i problemi, anzi, il contrario. Spesso le amicizie alimentano solo toni distruttivi. Il miglior consiglio in questo momento, è riconoscere che non ce la possiamo fare da soli. Allora l’aiuto di uno psicologo, una figura terza che può solo darti una visione oggettiva, è ciò che da inizio a spalancare le porte della consapevolezza.
I risultati sulla chiusura o meno del rapporto saranno proporzionati alle vostre convinzioni. Ai vostri ideali. Alla gestione dei vostri Principi e Valori.
Qui mi soffermo in maniera particolare. I principi e i valori, sono nostri fin dai primi anni di vita, perché è ciò che ci viene trasmesso dai nostri genitori, e depositato inconsapevolmente nel nostro inconscio. Ogni azione viene guidata dal nostro essere, altre volte forzatamente dall’ego, che purtroppo o per fortuna non avrà una vita lunga. Nel nostro inconscio (che va a costituire una parte dell’essere) vanno a depositarsi tutte quelle conversazioni/sensazioni che la mente non fa in tempo a decifrare. Considerando che noi ogni giorno riceviamo in media 30 miliardi di informazioni al secondo, ma a livello conscio possiamo processarne solo circa 110 bit, la maggior parte delle informazioni finiscono nell’inconscio, lontano dalla nostra consapevolezza.
Quindi si deve scegliere, se vivere inconsapevolmente le scelte semplicemente facendoci guidare dalla nostra parte interiore oppure, diventare esseri consapevoli, che crescono grazie alle sfide, conoscono i propri lati in ombra e nascosti, fino a portarli alla superficie. Questo perché ci dovrebbe servire? Per semplice consapevolezza? Ma cosa significa consapevolezza? Come spiegato, la maggior parte delle scelte provengono da dentro, e dentro di noi, non esiste solo ciò che conosciamo, ma anche una parte che rimane depositata, latente in attesa di prendere il sopravvento (il più delle volte con eventi traumatici). In generale in questo inconscio finiscono belle e brutte memorie, che noi ricercheremo lungo la vita perché definite familiari. Allora è importante proprio qui riuscire ad ascoltarsi, accogliersi e comprendere cosa siamo, per riuscire a migliorarsi.

Lascia un commento