Nelle discipline orientali, si parla di manifestato ovvero ciò che ci circonda, e non manifestato, ciò che è dentro di noi, ovvero l’essere. Sono due facce della stessa medaglia, pertanto strettamente collegate nel agire e non agire, nel pensare e nell’azione.
Fa riflettere come non si parla di opposti, ma di complementarietà.
La conoscenza di se stessi è alla base per comprendere la dualità delle cose, proprio perché solo con la conoscenza profonda di noi stessi, possiamo allineare la nostra mente il nostro cuore e la nostra anima. Solo centrati possiamo agire in maniera consapevole e decisiva nel mondo.
Per conoscenza di se stessi bisogna scindere dalle identificazioni con appellativi sociali. Significa proprio che ad oggi le persone si identificano con il ruolo che si trovano a svolgere, che sia quello del coniuge, del genitore, del dipendente, del professionista ecc.. Ma nel caso del non manifestato, ovvero ciò che abbiamo dentro di noi, esiste solo l’essere. Conoscerci significa ascoltarci, essere presenti nel presente.
Come si fa? Prestando attenzione a ciò che ci circonda, non lasciando che la mente con i suoi pensieri possa prendere il sopravvento, ma dolcemente, cercare sempre di tornare nel momento presente. Nel presente abbiamo tutte le risposte alle nostre domande. Ascoltarsi significa non cacciare le emozioni ma osservarle su come agiscono dentro di noi; significa agire in maniera consapevole; significa ancora conoscere le sensazioni che ci suscita una determinata stimolazione esterna, per capire i nostri gusti.

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